|
|
||||||||||
|
La psicoterapia della
Gestalt in Italia
La psicoterapia della Gestalt gode in Italia di una vitalità invidiabile nel contesto europeo. Il fatto che nel corso di quest’ultimo decennio tutti gli istituti di formazione siano stati approvati dal Ministero dell’Università, in base alla legge che regolamenta l’esercizio della psicoterapia, sta consentendo di rilassarsi sul piano della lotta per il riconoscimento burocratico e di focalizzarsi su temi più attinenti alla clinica e ai suoi correlati teorici. Dal 1974 ad oggi le vicende della psicoterapia si sono intrecciate con quelle politiche e culturali (Spagnuolo Lobb, 2002a), e gli psicoterapeuti della Gestalt italiani si sono evoluti seguendo percorsi diversi (Salonia, 1985). Uno sguardo al contesto storico può aiutare a capire.
Il contesto storico Negli Anni Settanta, approdò in Italia Barrie Simmons, un americano legato all’ultimo Perls, che iniziò a diffondere una pratica privata individuale e di gruppo nella capitale. Quasi contemporaneamente, due docenti universitari della Università Pontificia Salesiana di Roma, Herbert Franta e Pio Scilligo, si formarono in psicoterapia della Gestalt rispettivamente con i coniugi Polster e con Jim Simkin, e iniziarono a diffondere l’approccio con una modalità e in un contesto accademici. Mentre Pio Scilligo sviluppò l’uso della Gestalt all’interno del quadro di riferimento della Analisi Transazionale, due allievi di Herbert Franta (Margherita Spagnuolo Lobb e Giovanni Salonia) si specializzarono negli USA con i Polster prima e con Isadore From poi, e iniziarono uno scambio fecondo tra il mondo gestaltico statunitense (allora decisamente il più autorevole), introducendo in Italia le opere e il lavoro clinico dei più rilevanti terapeuti della Gestalt e fondando, nel 1979, la prima scuola di psicoterapia della Gestalt in Italia, un programma formativo che durava quattro anni, e che considerava lo sviluppo del processo di gruppo come un elemento fondamentale per l’apprendimento. Su un altro versante, spesso legato ai workshop tenuti da Barrie Simmons, si andò sviluppando in Italia una fratellanza latina con Claudio Naranjo, un cileno allievo del Perls degli ultimi anni, sostenitore del movimento gestaltico nei paesi dell’America Latina e in Spagna. Egli utilizza la tecnica dell’enneagramma, basata sulla tipologia degli enneatipi del cileno Oscar Ichazo, e la integra con la Gestalt, creando la Protoanalisi. L’Italia diventò pertanto da una parte un fertile luogo di scambio internazionale sugli sviluppi teorico/clinici che dagli Anni Ottanta hanno caratterizzato la presenza del nostro approccio nella ricerca scientifica umanistica, e dall’altra una “sorella” della Spagna nello sviluppo di una Gestalt “californiana” che continua a negare la profondità rivoluzionaria del testo Gestalt Therapy (Perls et al., 1951), i cui principi epistemologici ci consentono di distinguerci seriamente dai colleghi di altri approcci. Negli Anni Settanta, questa corrente che ama definirsi a-teoretica rispondeva alle esigenze di una società che cercava il valore dell’esperienza al di là degli schematismi (compresi quelli teorici). Ma dagli Anni Ottanta in poi l’interesse per la cura dei disturbi gravi emerse prepotentemente, incarnato soprattutto nella terapia familiare e nel fervore delle nuove correnti psichiatriche (si pensi alla legge Basaglia che decretò la chiusura dei manicomi e che rappresentava il degno corrispettivo italiano del movimento dell’antipsichiatria nato con Laing in Inghilterra, cfr. Spagnuolo Lobb, 2001), riportando alla ribalta la necessità della diagnosi. Se prima infatti le terapie umanistiche si identificavano pienamente con la critica di Jaspers a qualsiasi comprensione dell’altro che non fosse Erlebnis, il riferimento a criteri diagnostici diventava adesso fondamentale, proprio per capire meglio l’esperienza dei diversi tipi di pazienti. Sorda alle esigenze di una società che nel corso di un trentennio aveva visto cambiare più volte il rapporto individuo/comunità e conseguentemente il tipo di pazienti (cfr. Spagnuolo Lobb et al., 1996), questo tipo di “Gestalt” acquistò un’immagine spesso negativa negli ambiti psichiatrici e universitari. Lo split tra le due correnti italiane è marcato: l’approccio che identifica nel periodo newyorkese la nascita della psicoterapia della Gestalt e in Gestalt Therapy i suoi fondamenti epistemologici applica da anni una ricerca ermeneutica su questo testo, che possa consentire degli sviluppi coerenti e, nello stesso tempo, si impegna in una ricerca comparata con altre teorie contemporanee (per esempio, le teorie Intersoggettive, la teoria delle Relazioni Oggettuali e la teoria del cambiamento di Daniel Stern). La corrente “latina” continua l’affermazione dei valori umanistici, quali l’amore, la libertà individuale, il culto delle differenze, e rimane legata alla cultura latino-americana, dove rappresenta una alternativa ideale all’autoritarismo ancora vigente nell’immaginario sociale di quei Paesi. Attualmente in Italia operano nove Istituti e Centri di formazione ad orientamento gestaltico (aderenti alla federazione descritta nel prossimo paragrafo), che, nel loro insieme, rispecchiano le diverse tendenze teoriche e cliniche esistenti nella più vasta comunità gestaltica internazionale. L’Istituto di Gestalt diretto da Margherita Spagnuolo Lobb e Giovanni Salonia, il più “anziano”, opera adesso in 5 sedi in Italia (Venezia, Roma, Palermo, Ragusa, Siracusa), con l’aiuto di 40 didatti clinici. Gli ex-allievi di Barry Simmons si esprimono in due scuole, una a Firenze (con sede anche a Roma), diretta da Paolo Quattrini e Anna Ravenna, e una a Siena, diretta da Riccardo Zerbetto. La S.I.G. (Società Italiana Gestalt) di Roma, diretta da Maria Menditto e Filippo Rametta, formati con Margherita Spagnuolo Lobb e Giovanni Salonia prima e con i Polster poi, nei primi Anni Ottanta, che poi hanno seguito uno sviluppo psicosociale. La Scuola di Psicoterapia Integrata di Napoli (SIPI) diretta da Giovanni Ariano. Il gruppo A.S.P.I.C. di Roma (Psicoterapia di Comunità), diretto da Edoardo Giusti, segue una politica di integrazione. Il centro ALIA di Milano, formato alla Gestalt da J. Ambrosi e diretto da Alberto Melucci e Anna Fabbrini, ha rappresentato un valido polo di ricerca e formazione; purtroppo, dopo la morte di Alberto Melucci questo centro ha chiuso. Il centro A.I.G.A. (Associazione Italiana Gestalt Analitica) di Roma, diretto da Giuseppe Donadio e Stefano Crispino, coniuga la psicoterapia della Gestalt con la terapia junghiana. Infine, l'Istituto di Gestalt e Analisi Transazionale (IGAT) di Napoli, diretto da Antonio Ferrara, è attualmente l’istituto che più fedelmente sancisce la presenza di Claudio Naranjo in Italia. Ultimamente si è aggiunta al gruppo la scuola diretta da Mariano Pizzimenti, la Scuola Gestalt di Torino (SGT), allievo di Isha Bloomberg.
La struttura della psicoterapia della Gestalt in Italia Continua >> |
||||||||||
|
WebMaster: Marco Lobb